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Iacobelli
edizioni
224 pagine -
€ 9,90
In libreria e on line
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Claudio Petruccioli
(presidente Rai 2005-2009):
«Finito il proporzionale, entrati in un sistema
maggioritario, per quanto scombinato e
claudicante, attivato il meccanismo
dell'alternanza, il governo del servizio
pubblico non poteva restare affidato ad una
riproduzione del sistema politico. C'era - e
c'è - un solo modo per rifondare in modo
credibile quel governo: tagliare il cordone
ombelicale della dipendenza del servizio
pubblico dalla politica. Esattamente quello che
non è stato fatto, quello che deve essere
ancora fatto. Se non si recide il cordone
ombelicale e resta il maggioritario (anzi,
neppure il maggioritario; basta l'alternanza) la
dipendenza dalla politica trascina la Rai
nell'ambito dello spoil system. Sarebbe la
liquidazione definitiva del servizio pubblico». |
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Il BLOG continua qui
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Nel viterbese lo "switch-off" è
diventato "black-out"
- 08.02.10
Ieri sono stato a trovare un vecchio amico che
abita in campagna, in provincia di Viterbo. Mi ha
stupito vedere due zapper per il digitale
terrestre accanto ai televisori. Ma lo switch- off
per questa zona non è previsto per il 2012?
"Qui - mi ha risposto - ho sempre ricevuto i
canali trasmessi dalla provincia di Roma. Con lo
switch-off non ho visto più nulla. Allora ho
chiamato un tecnico che ha orientato l'antenna
verso un altro trasmettitore della zona di Roma e
mi ha risolto il problema. Ma per altri che
abitano da queste parti non è stato possibile,
così per vedere i programmi che non sono
trasmessi in chiaro dal satellite, devono
aspettare due anni".
Oppure, aggiungo io, spendere un centinaio di euro
per comperare un decoder Tivù Sat (e la parabola,
se non ce l'anno), perché le smart card non sono
in vendita. Nonostante il provvedimento
dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, che risale al 16 dicembre
2009.
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Una recensione su Bottega
Scriptamanent - 28.01.10
Grazie ad Anna Guglielmi per la bella recensione su Bottega
Scriptamanent, della quale riporto un
passaggio:
Il lavoro di Cammarata ha l’intento di
smascherare con decisione e lucidità questa
situazione, ripercorrendo – come egli stesso
afferma – «la storia e la cronaca seguendo un
filo conduttore meno comune: quello della
legalità». Si tratta infatti di un libro che,
pur affiancando nella tematica numerose altre
pubblicazioni, non appare assolutamente superfluo
in quanto affronta la questione in modo differente
e sicuramente utile dal punto di vista sociale. A
rafforzare questa linea troviamo la constatazione
che «da quasi mezzo secolo la storia della
televisione italiana è segnata dal “botta e
risposta” tra due istituzioni, la Corte
costituzionale e il Parlamento». Il saggio,
infatti, è un alternarsi di normative e sentenze
che il più delle volte sollecitano il legislatore
a emanare una legge generale che rispetti i
principi costituzionali: una richiesta costante e
ripetuta – perché necessaria, ma inascoltata
– tanto che l’autore giunge a indicarla come
un «tormentone».
Apprezzabile anche il modo in cui il saggio è
scritto: lucido, analitico, lineare, senza
tecnicismi giuridici; aspetti che contribuiscono a
renderlo assolutamente piacevole e comprensibile.
È importante tenere presente che tutta l’analisi
e la ricostruzione si basano solo su documenti
formali, quali gli atti normativi e le sentenze
dei giudici. È proprio la presenza degli stralci
di tali documenti a fare da struttura portante all’intero
saggio. Numerosi passi – riportati e
sottolineati, poi commentati, infine confrontati
– danno corpo al lavoro. In questa elaborazione,
il valido e imprescindibile compito dell’autore
è quello di fare chiarezza, di collegare tra loro
i vari elementi, di evidenziare ed esplicitare
aspetti fondamentali, quanto trascurati o
volutamente messi in ombra. Il tutto con l’utilizzo
di frasi brevi e dirette, che non lasciano spazio
a interpretazioni errate o azzardate.
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Rinviato lo switch-off in
Piemonte orientale e Lombardia. Perché? -
26.01.10
Il Dipartimento per le comunicazioni ha comunicato il calendario degli
switch-off della TV analogica nel 2010.
Switch-over, con il passaggio di Rai Due e Rete 4
alla sola tecnologia digitale, il 18 maggio in
tutta la Lombardia, nel Piemonte orientale
(Novara, Vercelli, Asti, Alessandria, Biella e
Verbania) e in Emilia Romagna (a Parma e
Piacenza).
Lo switch-off è programmato dal 15 settembre al
20 ottobre in Lombardia, Piemonte orientale,
province di Piacenza e Parma; dal 21 ottobre al 25
novembre in Emilia Romagna, Veneto e Friuli
Venezia Giulia; in Liguria dal 26 novembre al 20
dicembre.
Il decreto del Ministro dello
sviluppo economico 10 settembre 2008 prevedeva
lo switch-off in Piemonte orientale, Lombardia,
Parma e Piacenza per il primo semestre di
quest'anno. Il rinvio, secondo voci di corridoio,
è dovuto alla pessima esperienza del Lazio:
nessuno se la sente di affrontare milioni di
utenti furiosi perché non riescono a vedere i
mondiali di calcio...
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E' questo il "servizio pubblico"
per cui paghiamo
il canone? - 15.01.10 Sono passati
due mesi dallo switch-off nel Lazio. Non bastano
per risolvere i problemi tecnici del passaggio?
Ecco come
ricevo, quando li ricevo, i tre canali
"TEST" del servizio pubblico. Il MUX
principale, quello sulla banda VHS, qui non
arriva, come non è mai arrivata Rai Uno ai tempi
dell'analogico. RaiNews24, che non è presentata
come "test", spesso non viene nemmeno
vista dai decoder nelle ripetute risintonizzazioni
di diversi ricevitori.
I canali Mediaset si vedono bene, tra una marea di
altre emittenti.
Questo è il servizio pubblico in una zona "marginale". Non sperduta tra le montagne, ma a
pochi chilometri dalla Capitale. Qualcuno vuole
spiegarmi perché, e quando, la Rai assolverà gli
obblighi del servizio pubblico previsti dal
contratto di servizio? Il canone deve essere
pagato da tutti, è la legge. Ma se si vuole
ridurre l'enorme evasione, non si potrebbe
incominciare fornendo un servizio che lo
giustifichi?
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Il "Cielo" è
sulla terra, Tivù Sat sarà per tutti (i decoder)
- 17.12.09 Ieri ci sono state due importanti novità:
Cielo, il canale terrestre di Sky, ha iniziato le
trasmissioni e l'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni ha deciso che la tessera Tivù Sat
deve essere distribuita senza l'obbligo di
acquistare un apposito decoder.
Non è ancora chiaro su quali basi il Ministero
delle Comunicazioni abbia deciso di rilasciare
l'autorizzazione all'azienda di Rupert Murdoch
(vedi Mediaset contro
Sky nella guerra delle televisioni). Per ora
basta rilevare che il TG di Sky non fa concorrenza
ai cinque telegiornali controllati dal signore
delle televisioni, ma va in onda alle 19 e alle
24, cioè negli orari del TG3, l'unico
"indipendente" della Rai.
La decisione dell'AGCOM sulla tessera Tivù Sat
era scontata. Ne parleremo appena sarà
disponibile il provvedimento. Ora aspettiamo
attendere l'annunciato, e già criticato da molte
parti, decreto legislativo di attuazione della direttiva
2007/65/CE "Servizi
di media audiovisivi senza frontiere":
potrebbero esserci brutte sorprese per le
produzioni italiane di fiction, per Sky e, in alla
fine, per i telespettatori.
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A "Porta a
porta" il plastico del delitto digitale
terrestre - 27.11.09 "Non occorre risintonizzare il decoder. I
canali sono stati assegnati dal Ministero e
restano quelli". La prima affermazione del
vice-ministro alle comunicazioni Paolo Romani a Porta a porta di ieri sera
lascia a bocca aperta tutti i teleutenti di Roma
che da dieci giorni risintonizzano continuamente i
ricevitori alle prese con programmi scomparsi,
canali spostati ed emittenti che non emettono
(vedi Switch-on. E nel Lazio il caos e i canali fantasma).
Le difficoltà? "Inevitabili disguidi".
E poi: "Impossibile che ci siano zone dove il
segnale non arriva". Evidentemente il
vice-ministro non vede la televisione.
Le obiezioni del suo predecessore Paolo Gentiloni
lo hanno costretto a fare marcia indietro, a
precisare, a spiegare. Di fronte al direttore
generale Mauro Masi, alquanto a disagio, e a una
"controparte" di personaggi del piccolo
schermo nel ruolo degli "imbranati
digitali", non si capiva se autentici o per
contratto.
Hanno chiamato anche un superesperto a spiegare
come si sintonizza il televisore o il decoder, che
per l'occasione illustravano la scena del delitto
al posto dei noti plastici. Peccato che il
superesperto "impallasse" continuamente
la telecamera, vicino a un Vespa così confuso che
non lo invitava neanche a spostarsi.
La vera "chicca" è stata però verso la
fine. Quando, costretto ad ammettere l'esistenza
della piattaforma Tivù Sat, il vice-ministro ha
detto che si può ricevere con qualsiasi decoder
satellitare. Mentre, come sanno tutti quelli che
il digitale terrestre non lo ricevono, ci vuole un
decoder apposito, che per di più non si trova nei
negozi.
Il tutto nel contesto di una celebrazione della
Rai, del suo glorioso passato e dei suoi nuovi
canali, che il buon Gentiloni ha definito
"Rai pride".
Per fortuna ho un decoder satellitare e il
programma non era criptato. Altrimenti non lo
avrei visto, perché qui Rai Uno in digitale
terrestre non si vede, nonostante tutte le
risintonizzazioni, le messe a punto dell'antenna e
le assicurazioni del vice-ministro
competente.
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Rai penalizzata anche in
Sardegna - 23.11.09
A proposito di Switch-on. E nel Lazio il caos e i canali fantasma,
lo stesso capita anche in Sardegna dopo più di un anno. Se ci sono problemi,
le prime a "sparire" sono le reti RAI, raramente quelle Mediaset.
Piero Borelli, Sassari
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Roma, switch-off OK.
Aspettiamo lo switch on! - 18.11.09
Switch-off significa "spegnimento". A
Roma l'altro ieri si è compiuto, come da
programma: nessun trasmettitore analogico è più
in funzione. Gli schermi dei vecchi televisori
sono definitivamente vuoti. Ma lo switch-on, cioè
l'avvio delle trasmissioni digitali, è tutt'altro
che completo. I decoder (e i loro proprietari)
impazziscono. Un numero smisurato di emittenti che
appaiono e scompaiono, si spostano, esistono ma
non trasmettono...
Peggio di tutti stanno i tre canali principali
della Rai. Si è scelto di trasmetterli in VHF (la
banda del vecchio "Nazionale", poi
diventato Rai 1), che ha caratteristiche di
propagazione meno favorevoli della UHF e in molte
aree della provincia non si riceve. Tardivamente
si cerca di porre rimedio con tre canali
"TEST" che funzionano a intermittenza
sull'UHF. Tivù Sat? Ammesso che si trovino i
decoder, non offre l'informazione regionale né le
emittenti private. Un problema di non facile
soluzione. Se almeno si distribuissero smart card
da usare nei decoder satellitari esistenti, una
parte del problema sarebbe risolta: la Rai
assolverebbe non solo sulla carta l'obbligo di
fornire il servizio pubblico su tutte le
piattaforme tecnologiche.
Intanto si incomincia a discutere del nuovo
contratto di servizio della Rai. Il presidente
dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
riferisce
alla Commissione parlamentare di vigilanza ed
elenca una serie di problemi. Fra gli altri,
quello dell'oscuramento di molte trasmissioni Rai
sul satellite di Sky. Dice Calabrò: "Per
consentire una copertura integrale della
popolazione, le linee guida prevedono che
l’intera programmazione della Rai, nella fase di
passaggio dalle trasmissioni in tecnologia
analogica a quella digitale, sia visibile su tutte
le piattaforme tecnologiche, limitando al massimo
il criptaggio delle trasmissioni di servizio
pubblico diffuse in simulcast. E’ un
aspetto che l’Autorità giudica di fondamentale
importanza per l’utente ed in merito al quale
non ha mancato di aprire apposita istruttoria, in
occasione del lancio della piattaforma Tivùsat".
Bravo Calabrò. Ma perché non interviene subito?
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Scomparsi i canali Rai
- 12.11.09
Abito a un tiro di schioppo da Roma, in un
comune dove la televisione terrestre arriva male.
Mai ricevuto Rai 1, male Rai 2 e Rai 3. Il
satellite ha risolto per un po' di anni il
problema, ma da un po' di tempo si moltiplicano le
trasmissioni criptate...
Con lo switch-over di primavera erano comparsi i
canali Rai sul digitale terrestre. Con qualche
disturbo, ma comunque visibili.
Ora si prepara lo switch-off nel Lazio e Rai 1, 2,
3 e 4 scompaiono. Hai voglia a "risintonizzare"
i decoder: niente. Una ricerca sul sito di DGTVi
conferma che qui il MUX A, quello dedicato ai
primi quattro canali Rai, è praticamente
irricevibile. Dice la pubblicità: c'è Tivù Sat,
basta comperare il decoder. Già, quello che non
si trova nei negozi. E se si trova è un
apparecchio obsoleto, senza l'alta definizione e
senza l'uscita PVR per registrare. Ho già due
decoder satellitari, uno addirittura con hard disk
interno. Perché dovrei comperarne un'altro, meno
efficiente? Perché non hanno messo subito a
disposizione i CAM? Perché non hanno usato una
codifica standard? Perché non distribuiscono le
sole smart-card (pare che funzionino anche con i
CAM Nagravision già disponibili)?
L'ennesimo effetto dell'anomalia televisiva
italiana. E forse un grande imbroglio ai danni
della stessa Rai e degli utenti. Ne parleremo
presto.
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Una recensione su
Rinascitaecultura’s Blog - 28.10.09
L'avvocato Giovanna Salerno commenta L'anomalia
su Rinascitaecultura’s Blog.
Riassume i punti chiave dell'esposizione
"puntuale e puntigliosa" e ne annota i
difetti senza sconti: "In definitiva il
libro fa ben comprendere la singolarità della
situazione italiana, utilizzando però
un’esposizione quasi ossessiva di leggi e
sentenze, che pur essendo garanzia di obbiettività,
ne inficia il piacere della lettura".
L'osservazione mi induce a una riflessione sul
perché ho intrapreso un lavoro impegnativo come
la ricostruzione, il più completa possibile, del
complicato groviglio giuridico che alla base del
nostro sistema televisivo. Di libri sulla materia
ce ne sono anche troppi, e tutti fanno riferimento
a provvedimenti mai citati per esteso e a volte
introvabili. Lo scopo che mi proponevo era appunto
di colmare, per quanto possibile, tante lacune. E
ho anche cercato di aiutare il lettore meno
interessato ai dettagli con l'uso del carattere
neretto nelle citazioni, per mettere in evidenza i
punti essenziali e favorire il "salto"
del contorno senza perdere il filo del discorso.
Non ci sono riuscito?
Comunque, grazie per la
recensione.
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Piemonte: finalmente si
parla del satellite per la TV digitale -
23.09.09
Il TG3 di oggi, nell'edizione delle 14, ha
ricordato che in Piemonte è in corso lo
switch-off dell'analogico e che dal 9 ottobre la
televisione si potrà vedere solo in digitale. La
novità è che per la prima volta, da quanto mi
risulta, si dice che potrà essere ricevuta sia
dalle antenne terrestri sia dal satellite. E' una
notizia interessante, perché può significare che
Tivù Sat decolla, che ci sono i decoder. Qui a
Roma e dintorni sono ancora introvabili. Qualche
negoziante e qualche commesso della grande
distribuzione non conoscono neanche l'esistenza
della nuova piattaforma.
Qualcuno può darci notizie sulla situazione in
Piemonte? Ci sono in vendita i decoder Tivù Sat?
E
quali?
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Mi iscrivo nell'elenco
dei farabutti - 16.09.09
Botta e risposta. Berlusconi: "La
manifestazione della sinistra per la libertà di
stampa è il contrario della realtà, siamo
circondati nella politica, nella stampa e nella TV
da troppi farabutti". E ancora: "La Rai,
pagata con i soldi di tutti i cittadini, è
l'unica tv pubblica che attacca una sola parte
politica, il Governo, e attaccava sempre noi
quando eravamo all'opposizione. Mi citi una
trasmissione - chiede a Bruno Vespa - a favore del
Governo: Report, Ballarò, Annozero, sono tutte
contro di noi".
Il presidente della Rai Paolo Garimberti: "Il
diritto di critica al nostro operato è legittimo,
la delegittimazione sistematica e l’insulto no.
In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche
sovvenzionate dal canone criticano governi,
coalizioni, partiti e singoli politici senza che
nessuno gridi allo scandalo. Gli uomini pubblici e
di governo che pensano che la Rai debba astenersi
dal riportare critiche alla loro parte scambiano
il Servizio Pubblico con le televisioni di Stato
che operano in regimi non democratici. Per questo
gli attacchi a singole trasmissioni della Rai e
gli insulti ai suoi giornalisti vanno respinti con
la massima fermezza: come ieri l’ho espressa a
Vespa per le offese che gli erano state rivolte,
oggi la mia solidarietà va a RaiTre, a Ballarò,
a Report, ad AnnoZero e a tutti i lavoratori del
Servizio Pubblico attaccati ieri proprio nella
trasmissione di Vespa".
Bravo Garimberti! Merita un posto d'onore
nell'elenco dei farabutti. Al quale, se
permettete, mi iscrivo anche io (vedi Manlio Cammarata reporter farabutto).
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Tivù Sat sotto esame
all'AGCOM. Ritorna il decoder unico? -
15.09.09
Un comunicato stampa
dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
informa che è stata decisa "l’apertura di
un’istruttoria per verificare il rispetto, da
parte della RAI, degli obblighi di servizio
pubblico e del contratto di servizio" in
relazione all'avvio della piattaforma Tivù Sat.
Sotto la lente dell'Autorità non c'è solo la
"discesa" dei canali dell'emittenza
pubblica dalla piattaforma Sky.
In attesa di conoscere i dettagli contenuti nel
provvedimento di avvio dell'istruttoria, che
dovrà concludersi in tre mesi, leggiamo i passi
importanti del comunicato:
"L’Autorità, sulla base degli elementi
raccolti, ha infatti riscontrato un’
insufficiente informazione agli abbonati sulle
modalità di visione dei programmi RAI in
simulcast via satellite, la mancanza di preavviso
sulle scelte effettuate, la difficoltà di
orientamento dei consumatori nella scelta degli
apparati e una carenza di informazione sulla
regolamentazione e le modalità di criptaggio dei
programmi, la mancanza di tutela dei cittadini
all’estero.
L’istruttoria dovrà accertare le modalità di
distribuzione delle smart card (incluse quelle per
gli italiani all’estero) i criteri per la
distribuzione dei programmi televisivi privi di
diritti per l’estero, la possibilità per tutti
gli utenti di ricevere la programmazione di
servizio pubblico gratuitamente su tutte le
piattaforme distributive anche in linea con quanto
avviene in altri paesi europei. Questo, per dare
risposta alle concrete esigenze manifestate dai
consumatori e per consentire lo sviluppo della
concorrenza in base ai contenuti offerti e non
alle apparecchiature utilizzate".
Proprio sul punto delle "apparecchiature
utilizzate" il comunicato si conclude con una
nota molto interessante: è stata avviata un'altra
istruttoria, "al fine di accertare le
tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la
loro conformità degli accordi di cessione delle
licenze alla normativa di settore nonchè tutte le
iniziative utili all’adozione di un decoder
unico".
Evviva! Anche qui dobbiamo aspettare di leggere il
provvedimento, ma il senso della notizia è che
potrebbe finire lo scandalo del decoder blindato
di Sky. Ricevere tutta la programmazione
satellitare con un solo apparecchio è un diritto
degli utenti, a suo tempo calpestato dalla stessa
AGCOM e dalle autorità comunitarie. Ricordiamo
che il decoder unico era previsto dalla legge 78/99,
con una norma abrogata dal testo unico
della radiotelevisione del
2005.
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Alla televisione non c'è
più "Allegria!" - 09.09.09
Mike Bongiorno se n'è andato. Nell'inevitabile
coro di elogi alla memoria del grande presentatore
c'è una voce stonata. Leggo (repubblica.it) che Paolo
Villaggio ha detto: "Adattare quella cultura
all'italiano medio ha abbassato il livello
culturale del paese. Le grandi perdite per
l'Italia sono quelle di Fellini o Moravia. Ci
lascia piuttosto il ricordo di un'Italia
felice". Fa riflettere.
Anche io non amavo il Bongiorno nazional-popolare.
Nei suoi lunghi anni d'oro, da Lascia o
raddoppia? a Rischiatutto e oltre ha
rappresentato una TV leggera alla quale ben si
adatta la definizione di "arma di distrazione
di massa" (credo che il calembour sia
di Marco Travaglio). Tanto più efficace quanto
più sostenuta da una professionalità
eccezionale.
Poi, come tanti, ho imparato ad apprezzare non
solo la sua bravura, ma anche il senso
dell'umorismo, quella capacità di prendersi in
giro che è sintomo di intelligenza. I suoi duetti
con Fiorello me lo hanno reso definitivamente
simpatico.
E ora mi manca, ci manca. Ci manca quella
televisione bene educata, qualche volta maliziosa
ma mai volgare. Mai gridata in faccia al
telespettatore. Leggera ma non
"deficiente" come spesso è quella di
oggi. Quella in bianco e nero, soprattutto.
Perché insieme al colore arrivò l'emittenza
privata e il livello incominciò ad abbassarsi
nella caccia all'audience senza esclusione
di colpi. Quella in bianco e nero, dicevo, fatta
di scenografie sobrie, eleganti. Condotta da
presentatori garbati, che entravano nelle nostre
case chiedendo "E' permesso?". Come
Enrico Simonetti, Enzo Tortora, Alberto Lupo,
Corrado. E Lelio Luttazzi, ultimo supersite di una
generazione di gentiluomini del video.
Si è tanto discusso, e si discute ancora, sulle
dimissioni-licenziamento di Enrico Mentana da
Mediaset la sera della morte di Eluana Englaro,
perché i vertici aziendali avevano scelto di non
cambiare il palinsesto e di mandare in onda Il
grande fratello senza interruzioni. Nessuno
però ha osservato che su Rai Uno, subito dopo che
il TG aveva dato la triste notizia, aveva fatto
irruzione sullo schermo un forsennato che berciava
"Nel continente nerooo...". E nessuno si
è dimesso o è stato cacciato per questa
manifestazione di volgare indifferenza.
Forse, se quella sera Mike Bongiorno fosse andato
in onda, non avrebbe lanciato il suo "Allegriaaah".
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In Italia esiste la
libertà di stampa? - 07.09.09
Questa mattina a Canale 5 Berlusconi,
intervistato da Maurizio Belpietro, ha ripetuto la
battuta di pochi giorni fa: "Con questa
informazione, povera Italia" (potrebbe essere
lo slogan della manifestazione per la libertà di
stampa che si terrà a Roma il 19 prossimo). Gli
ha risposto Ezio Mauro da Repubblica TV: "In
Italia esiste la libertà di stampa. Poi ognuno la
usa come vuole. E' diversa la questione del
pluralismo televisivo, che è completamente
cancellato".
Le due affermazioni del direttore di Repubblica
sono corrette. Il paradosso è che si
contraddicono. Perché, se è vero che l'80 per
cento degli italiani si informa attraverso la
televisione e che solo un italiano su dieci legge
i giornali, l'informazione libera raggiungerebbe
solo il dieci per cento della popolazione. Però,
se si considera che una parte della stampa che
gode della libertà di informare fa capo allo
stesso padrone delle televisioni, la percentuale
degli italiani raggiunta dell'informazione
"libera" si riduce ancora. Se poi si
considera che anche la stampa "libera"
è soggetta a intimidazioni e attacchi, il quadro
diventa ancora più fosco.
Insomma in Italia l'informazione è libera solo
"sulla carta". Sulla Carta
costituzionale e sulla carta stampata. L'una e
l'altra lette da
pochi.
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La censura di "Videocracy",
incredibile autogol della Rai - 28.08.09
Ieri mattina Repubblica.it ha pubblicato la
notizia che la Rai ha rifiutato di trasmettere lo
spot del film "Videocracy" di Erik
Gandini, presentato come "evento
speciale" alla Mostra di Venezia di
quest'anno. Sul sito del quotidiano c'è anche il
documento (di incerta provenienza e destinazione)
che vorrebbe spiegare i motivi della censura.
Alla prima lettura l'ho trovato esilarante.
Convinto che fosse un testo apocrifo, opera di un
burlone per prendere in giro l'emittente di Stato,
aspettavo la smentita. Poteva essere anche una
trovata pubblicitaria della distribuzione, nella
facile previsione che il video censurato e altri
trailer sarebbero stati ripresi su centinaia di
siti. Come infatti è accaduto. Invece a sera è
arrivato il comunicato
dell'ufficio stampa di viale Mazzini che, senza
vergogna, attesta l'autenticità del testo e ne
ribadisce il contenuto.
Sgrammaticato, scritto in una caricatura di
burocratese, il documento
descrive il film molto meglio dei due trailer di
30 secondi (che potete vedere qui).
Infatti ci informa che:
gli spot
pubblicitari appaiono lesivi dell'onore e della
reputazione personale del Presidente del Consiglio
nella parte in cui, riprendendo ed approfondendo il
collegamento tra la proprietà in capo a questi delle
principali televisioni commerciali ed il contenuto
soltanto di alcuni programmi messi in onda negli anni
da tali emittenti, caratterizzati da donne prive di
abiti e dal contenuta latamente "voyeuristico"
delle medesime si determina un inequivocabile richiamo
alle problematiche attualmente all'ordine del giorno
riguardo alle attitudini morali dello stesso e ai suoi
rapporti con il sesso femminile, formulando illazioni
sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso
dell'attività di imprenditore televisivo e dimostrate
inequivocabilmente dai citati programmi che ne
avrebbero resa inequivocabile attestazione.
Ancora:
Tali prospettazioni assumono
connotati gravemente diffamatori, rappresentando un
giudizio decettivo [sic!] sulla persona, oltretutto aggravato
dal fatto che, affermandosi che l'80 per cento degli
italiani trarrebbero informazioni dalla televisione,
viene in sostanza asserito che negli anni gli
orientamenti dei cittadini sarebbero stati
condizionati da siffatta particolare visione della
società e che gli stessi italiani avrebbero dovuto
invece comprendere che la rivoluzione
"sessuale" compiuta dalle emittenti
televisive in questione, in linea con le non provate
inclinazioni del proprietario, avrebbe in realtà
anticipato la vera essenza della linea di
comportamento della forza politica attualmente di
maggioranza.
"le problematiche attualmente all'ordine del giorno
riguardo alle attitudini morali dello stesso e ai suoi
rapporti con il sesso femminile"..."Le non
provate inclinazioni del proprietario"... I
maggiori telegiornali Rai non sono mai stati così
espliciti nel riferire "l'affare Noemi"
e le successive notizie sui festini nelle dimore
del cavaliere.
Andrò a vedere il film, sperando che sia
all'altezza del delirio della
censura.
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Noi tecnici abbiamo
sbagliato qualcosa? - Giorgio, 27.08.09
Sono ingegnere e lavoro in una società nel settore delle
nuove tecnologie. Quindi per me decoder, antenne e prese scart non sono un problema, sono il mio pane quotidiano. I problemi cominciano quando faccio il padre di famiglia, una famiglia-tipo con una moglie e due ragazzi di 16 e 14 anni.
Il primo problema è che abito in una zona collinare dove la ricezione della televisione è assai critica, per cui faccio parte di quel 10% di italiani ai quali è rivolta l'offerta Tivù Sat. E
così incomincia la serie dei problemi conseguenti, che appariranno chiari
dal seguente elenco:
1) Nel soggiorno abbiamo un nuovissimo televisore LCD, alta definizione, decoder DTT incorporato (che prende, con frequenti interruzioni, solo una parte dei canali attivi
nell'area romana).
2) A questo televisore sono collegati uno Skybox e un decoder common interface con hard disk incorporato. Ciascun ricevitore ha la sua parabola, per semplificare i collegamenti. Inoltre ci sono un lettore di DVD e un vecchio videoregistratore VHS (perché con tre supertecnici in casa nessuno si mette a copiare su DVD le vecchie cassette, chiede la padrona di casa, protestando perché le abbiamo vietato di mettere le mani sul groviglio di cavi e ciabatte
pieni di odiata polvere). Al decoder common interface è
collegato anche un trasmettitore a radiofrequenza per portare il segnale nella stanza da letto e per l'audio c'è un sintoamplificatore 5.1 con relativi altoparlanti e cavi in giro per la stanza. Per Tivù sat mi basterebbe acquistare il CAM, ma quando sarà disponibile, considerando che non si trovano ancora i decoder annunciati per la fine di luglio?
3) In cucina c'è un piccolo tv CRT che riceve solo Rai 2 e Rai 3, con abbondante sabbia. Dovrà essere dotato di un decoder Tivù sat.
4) Nella stanza da letto c'è un altro vecchio CRT, con il ricevitore collegato al decoder CI.
Anche per questo è previsto un decoder Tivù Sat.
5) Nella stanza dei ragazzi c'è il vecchio LCD con un secondo skybox e un decoder DTT, oltre a un PC con modem DSL (che viene usato anche come videoregistratore), qualche generazione di Playstation e un numero imprecisato di Ipod, telefonini e altri apparati digitali. Anche qui servirà un decoder Tivù
Sat (e sono 3).
6) E i telecomandi? Vogliamo contare i telecomandi?
Mi chiedo, e le chiedo, come farà una famiglia italiana media come la mia, a gestire tutto questo armamentario senza avere le minime conoscenze tecnologiche necessarie? Lo sa l'italiano medio che collegando il decoder di Sky e quello di Tivù Sat alla stessa parabola alcuni canali possono sparire dall'uno o dall'altro? Come faranno gli anziani e tutti coloro che non hanno un figlio o un nipote disponibile a installare i nuovi apparecchi e soprattutto a spiegare come si usano? Mia suocera, che è un donna sveglia, non si rassegna al fatto che da quando Rai 2 e Rete 4 hanno spento l'analogico, per vedere i suoi programmi preferiti deve usare due telecomandi.
C'è qualcosa di assurdo in tutto questo, non sarà che noi tecnici abbiamo sbagliato qualcosa?
Giorgio
P.S. Complimenti per L'anomalia, un libro che mancava e che fa riflettere.
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Arriva il primo decoder
Tivù Sat. Ma è nascosto - 26.08.09
Ieri ho fatto di nuovo un giro tra i centri
commerciali della zona Nord di Roma alla ricerca
dei decoder Tivù Sat. Su quattro meganegozi solo
uno aveva, finalmente, il decoder "Humax Combo 9000B Tivù". A 159 euro. Ma non avevano
detto che il prezzo non avrebbe superato i 99?
Sì, ma questo è un "combo", cioè
digitale terrestre e satellite in un solo pezzo.
Scelta astuta: chi oggi compera questo, domani
avrà poca voglia di comperare anche quello
terrestre, obbligatorio fra tre mesi per lo
switch-off dell'analogico nel Lazio. E chi sta per
acquistare il terrestre, può decidere di spendere
un po' di più per il combo. A questo Humax manca
una caratteristica importante, che
contraddistingue molti ricevitori recenti: non
c'è la porta USB per il collegamento di un hard
disk esterno (o anche di una capace chiavetta) per
registrare i programmi. Significa dover comperare
un registratore a parte, con tutte le
complicazioni del caso e l'impossibilità di
programmare registrazioni differite da canali
diversi.
Particolare interessante: proprio vicino allo
Humax era esposto un altro combo, l'XDome ad alta
definizione compatibile con la codifica di Sky
(vedi il post qui sotto). Ma i due apparecchi non
solo non erano segnalati come nuovi, ma nemmeno
esposti: due blocchi di scatole, in basso nello
scaffale, confusi tra decine di altri. Nella
grande distribuzione, quando c'è un nuovo
prodotto che si suppone atteso da molti possibili
acquirenti, o che si vuole comunque
"spingere", lo si espone senza scatola
all'altezza degli occhi dei visitatori. Ancora
più efficaci sono gli espositori dedicati, bene
in vista. Come quelli che, nello stesso negozio,
propongono i decoder terrestri con la promozione
dei canali a pagamento di Mediaset.
Un'anomalia.
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La Rai perde ascolti e
forse qualcosa si muove per i decoder di Sky -
22.08.09 La Rai insiste nella politica di
oscuramento delle trasmissioni attraverso la
piattaforma di Sky. E perde ascolti, come è
ovvio: ci sono molti utenti che non ricevono, o
ricevono male, le trasmissioni terrestri. Se Sky
non ritrasmette, i programmi non si vedono.
La politica dell'emittente pubblica è difficile
da capire. L'oscuramento su Sky, come ho scritto
nel post della vigilia di Ferragosto, sarebbe il
sistema più efficace per il lancio della
piattaforma alternativa Tivù Sat. Ma Tivù Sat,
fino a oggi, è solo un annuncio. I decoder sono
ancora introvabili.
In tutto questo c'è, forse, una novità. Si
trovano nei siti di vendite on line soluzioni per
vedere i canali Sky anche con decoder non Sky. E
CAM Videoguard per i decoder Common Interface.
Tutto, viene precisato a chiare lettere, con il
beneplacito dell'ancora (per poco?) monopolista
del satellite. Vedi, per esempio, questo apparecchio).
Approfondirò la questione nei prossimi giorni. Se
l'apertura sarà confermata, saremo di fronte a
una mossa furba: ci sarà la possibilità di
vedere i programmi a pagamento di Sky anche con i
decoder Tvù Sat. Ma il mercato sarebbe veramente
aperto se nei decoder Sky si potesse infilare la
card di TV Sat. Comunque un decoder
"combo", cioè in grado di ricevere
digitale terrestre e satellite, con in più la
possibilità di leggere le card di Sky e Tivù Sat,
sarebbe il tanto agognato "decoder
unico" che risolverebbe tutti i problemi
degli spettatori.
In attesa dei prossimi sviluppi la situazione è questa: senza
molte importante trasmissioni Rai, Sky perde
attrattiva; Rai perde ascolti e quindi, in una
prospettiva di breve-medio termine, perde soldi
(in aggiunta a quelli che non riceve più da Sky
per i canali criptati).
Solo Mediaset non perde
nulla.
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Spettatori furiosi per i
canali oscurati su Sky. Ma non sanno che... - 14.08.09 E' arrivato Ferragosto, ma non sono arrivati
nei negozi i decoder (promessi per il 31 luglio)
in grado di ricevere i canali satellitari di Tivù
Sat. In compenso la polemica sale di tono. I
programmi Rai appaiono sempre più spesso criptati
sulla piattaforma Sky. L'altra sera ha suscitato
indignazione la scomparsa della partita
Italia-Svizzera. Sono molti i telespettatori
abituati a vedere i canali in chiaro Rai e
Mediaset dal satellite e vivono i sempre più
frequenti oscuramenti come un'ingiustizia. E non
hanno torto.
Ma nessuno li ha informati che il box che hanno
avuto "gratis" del monopolista del
satellite è una trappola, introdotta illegalmente
nel nostro paese nel 1994 con il beneplacito di
autorità distratte o compiacenti. E che se il box
in questione fosse un decoder "aperto",
come prescriveva la legge del 1999 sul decoder
unico, basterebbe inserire la tessera di Tivù Sat
per vedere tutto gratis. Appare strano invece che
tanti giornalisti ignorino la questione, nei tanti
articoli che in questi giorni registrano i
malumori del pubblico. Possono
aggiornarsi a partire da Tre domande sul decoder "blindato",
che contiene i link alle altre pagine dedicate alla
questione.
Ancora più strano è il fatto che la Rai
moltiplica gli oscuramenti prima che sia possibile
ricevere i canali di Tivù Sat. Potrebbe un
sistema un po' brutale per convincere più telespettatori
possibile a passare senza indugio alla nuova
piattaforma gratuita. Ma i decoder non si trovano
e si dovranno aspettare molti mesi prima
che siano disponibili i CAM per i decoder Common
Interface, quelli che possono ricevere tutto
(tranne i canali blindati di Sky).
In questo modo
si provoca malcontento e si accredita l'immagine
di Sky come "vittima" delle manovre di
"Raiset". Mentre dovrebbe essere
trascinata davanti alle autorità competenti per
rendere conto di una politica contraria alle
regole del mercato.
In sostanza, tutta l'operazione Tivù Sat appare
strana, nei tempi e nei modi. Ma siccome non
risulta che i suoi dirigenti siano stupidi o
incompetenti, c'è qualcosa di non detto che
ancora non si riesce a
capire.
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La Rai sotto attacco nella guerra delle
"piattaforme" - 05.08.09 Su la Repubblica di oggi un articolo di Claudio Tito
rivela un piano "segreto" del Governo per
togliere da Sky anche Rai Uno, Due e Tre, dopo le reti
RaiSat, che andranno
gratis sul digitale terrestre, a mano a mano che si
compiranno gli switch-off territoriali.
In che cosa consisterebbe il piano? In una
modifica del contratto di servizio (che scade a
fine anno), grazie alla quale la Rai non sarebbe
obbligata ad andare su "tutte" le
piattaforme, ma "almeno su una"
piattaforma, quindi solo su Tivù Sat.
Le conseguenze: un indebolimento della Rai che,
oltre ai mancati introiti per la fine del
contratto RaiSat-Sky, perderebbe
spettatori nell'attesa della diffusione del DTT o
di Tivù Sat, e quindi perderebbe anche
pubblicità. Solo vantaggi per Mediaset, diretta
concorrente di Sky nella pay-tv. Fra l'altro al
primo posto della lista di Sky, dove oggi c'è Rai
Uno, potrebbe andare un canale Mediaset...
Non basta. L'espresso del 23 luglio ha
riferito di un altro piano, sempre da attuare con
strumenti legislativi, per spostare ancora di più
verso Mediaset il baricentro degli introiti
pubblicitari, a danno del concorrente Sky. E della
Rai, tanto per cambiare.
In tutto questo crescono gli interrogativi a
proposito di Tvù Sat. I decoder non sono ancora
nei negozi. Ma, se si tratta di una piattaforma
"aperta" e neutrale, perché non mettono
in vendita le schede, a pochi euro, dai tabaccai,
nelle edicole, nei grandi negozi di elettronica di
consumo? I primi utenti sarebbero quelli che hanno
già un decoder Common Interface o con il CAS
Nagravision integrato. Centinaia di migliaia,
probabilmente.
Intanto una piccola scoperta. Tra le
caratteristiche tecniche del primo decoder marcato
Tivù, spicca un dato interessante: ha la guida ai
programmi di Sorrisi e canzoni. Edito, per
chi non lo sapesse, dalla famiglia
Berlusconi.
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RaiSat "scende"
da Sky. E Tivù Sat non è nei negozi -
01.08.09 Le trattative tra Rai e Sky non sono andate a
buon fine. I canali RaiSat Cinema, RaiSat Extra, RaiSat Gambero Rosso
Channel, RaiSat Premium, RaiSat Yoyo e RaiSat Smash Girls
non sono più presenti sulla piattaforma Sky.
Sembra che saranno trasmessi sul digitale
terrestre (gratis?), con l'eccezione di Gambero
Rosso e Smash Girls, che sono stati venduti. Non
si capisce ancora che fine faranno i canali in
chiaro, presenti nelle prime tre posizioni della
lista blindata del monopolista del cielo. Il sito
di Raisat
è "in manutenzione"
Naturalmente scoppiano le polemiche, perché con
la "discesa" dalla piattaforma la Rai
perde soldi e spettatori. Si indebolisce nei
confronti del concorrente Mediaset. Se poi
spariranno anche i canali
"istituzionali" in chiaro dai primi
numeri del telecomando di Sky, i vantaggi per
Mediaset saranno più che evidenti. L'ennesima
manifestazione dell'anomalia italiana.
Il problema sarebbe meno grave se la piattaforma
Tivù Sat fosse attiva e se le sue trasmissioni
potessero essere ricevute dai milioni di decoder
già presenti nelle case degli italiani.
Ma Tivù Sat resta "virtuale". Un
mistero, sotto qualche punto di vista (vedi "Tivù". La nuova televisione o la
vecchia anomalia?). Il debutto era previsto per ieri, 31 luglio, con i
decoder in vendita almeno nei punti della grande
distribuzione. Questa mattina ho fatto un giro tra
i centri commerciali della zona Nord di Roma,
visitando gli store più frequentati: Centro
Giotto, Euronics, MediaWorld e Unieuro.
Neanche un decoder Tivù Sat, né un manifesto,
nulla di tutto quello che dovrebbe accompagnare il
lancio di un nuovo servizio. I commessi di Centro
Giotto e Unieuro ignoravano addirittura
l'esistenza di Tivù Sat. Gli altri ipotizzavano
l'arrivo dei decoder prima di ferragosto.
Intanto i reparti erano affollati di persone che
acquistavano i ricevitori per il digitale
terrestre. Per lo più zapper, cioè
inutili in vista del satellitare Tivù.
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Non è vero che Tivù Sat
è gratis. Si deve comperare il decoder! -
24.07.09
Ho ricevuto diverse e-mail da lettori che
protestano perché, dicono, Tivù Sat non è
gratis come si vuol far credere: è necessario
comperare il decoder, perché le trasmissioni sono
criptate. Non condivido questo punto di vista e
cerco di spiegare in poche righe il perché.
Parte della programmazione deve essere criptata
perché le emittenti hanno acquistato i diritti di
trasmissione solo per l'Italia e il satellite
copre un'area molto più vasta. Quindi è
necessario che certi programmi siano ricevuti solo
dall'utenza italiana, che disporrà - gratis -
della smart card.
Quanto al fatto che si debba comperare il decoder
- un decoder "aperto", in grado di
ricevere qualsiasi canale e non limitato come
quello di Sky - mi sembra del tutto normale. Se
vuoi vedere la televisione devi avere un
televisore. Non te lo regalano, devi comperarlo.
Se vuoi ricevere le Tv via satellite devi
comperare un ricevitore adatto a quello che vuoi
vedere. E se hai un decoder "common
interface" ti basterà acquistare il modulo
di decodifica (CAM), appena sarà disponibile.
Sky non regala il decoder. Ti costringe a usare il
suo, compreso nel costo dell'abbonamento, con il
quale puoi vedere solo i pochi canali della
piattaforma. E non puoi neanche decidere l'ordine
dei tuoi preferiti.
Nessuno ha protestato quando, nel lontano 1961, ha
dovuto comperare il "coso" per ricevere
il secondo canale. E quando sono incominciate le
trasmissioni a colori delle emittenti straniere,
nella prima metà degli anni '70, chi poteva si è
affrettato ad acquistare il tivù a colori. E
nessuno lo ha preteso in regalo quando anche la
Rai ha iniziato a trasmettere a colori, nel 1979.
Per il resto, su Tivù Sat, i suoi problemi e le
sue prospettive, pubblicherò un ampio articolo
lunedì
27.
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Tivù Sat decolla ma non convince -
22.07.09 Questa mattina, in un'affollata conferenza
stampa, è stato annunciata la partenza di Tivù
Sat. Dal 31 luglio prossimo saranno nei negozi i
decoder con la smart card che consentirà di
ricevere i programmi in chiaro di Rai, Mediaset e
altre emittenti, per un totale di almeno ventidue
canali. Ancora nessuna notizia sulla sorte dei
canali del duopolio, in chiaro e criptati, che fino a ora sono
trasmessi da Sky. Sono anche in corso trattative con le
TV locali. Altri editori sarebbero interessati.
La nuova piattaforma viene presentata
semplicemente come uno strumento per coprire le
zone che non ricevono, o non ricevono abbastanza
bene, le emissioni terrestri. Cioè circa il
cinque per cento della popolazione, qualcosa come
tre milioni di persone. Tutto qui?
E' difficile crederlo. L'operazione probabilmente
ha traguardi più ambiziosi. Forse è solo una
delle prime mosse nell'inevitabile guerra tra
Mediaset e Sky (o tra "Raiset" E Sky? O
tra Berlusconi e Murdoch? Fate voi).
Comunque c'è una buona notizia: i decoder per
ricevere i canali Tivù Sat saranno in grado di
ricevere tutti i canali free (a differenza
dell'apparecchio blindato di Sky). Ci saranno poi
i CAM per i ricevitori Common Interface. La
piattaforma quindi è aperta, ma non ai canali di
Sky. Come sappiamo, l'emittente di Murdoch non
concede le licenze per produrre i CAM necessari per
la decodifica del sistema di accesso. Nè il
decoder Sky può ricevere i canali Tivù. Il
problema è che di decoder Sky ce ne sono in giro
circa sei milioni. Un solo dato è certo: il
monopolio Sky sulla televisione via satellite sta
arrivando al capolinea.
Nei prossimi giorni un approfondimento sulla
situazione.
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Tanti libri sulla
televisione. Perché? - 18.07.09
Nell'arco di poche settimane sono usciti
diversi libri sulla televisione: oltre al mio, la
"Passionaccia" di Enrico Mentana,
"La guerra dei trent'anni" di Franco
Debenedetti e Antonio Pilati (in realtà due libri
diversi rilegati insieme) e ora trovo
"La piovra Rai" di Denise Pardo. Punti
di vista diversi, conclusioni diverse, ma un unico
tema di fondo: il sistema televisivo italiana è
un disastro. Sull'argomento sono stati scritti
centinaia di libri, da anni. Ma quest'ultima
ondata di iniziative editoriali praticamente
simultanee può significare che ormai la
situazione è diventata insostenibile. E dovrebbe
esplodere.
La guerra in corso (vedi "Telesfida" su
L'espresso del 23 luglio), nella prospettiva di
una piattaforma satellitare in concorrenza con Sky,
potrebbe essere il detonatore. Ma le polveri
sembrano
bagnate.
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Che fine ha fatto Tivù
Sat? - 01.07.09
Nell'ambito dell'inchiesta sul digitale terrestre che sarà in edicola sul
prossimo numero di Focus (dal 20 luglio), ho cercato di contattare il
consorzio Tivù per capire dove acquistare, a quale prezzo, e come attivare
il sistema per guardare la tv digitale terrestre via satellite.
Ho chiamato il numero unico di Tivù, 199 309 409 (costa circa 15 cent al
minuto): risponde un call center automatico che non fornisce alcuna
informazione su Tivusat. Tutte le combinazioni possibili (premi uno, premi
due, premi tre...) portano sempre alla stessi indicazione: guardate sul sito
Internet www.tivu.tv. Dove, ovviamente, non c'è nulla sull'acquisto di
Tivusat. In compenso, si passano al telefono 12 minuti circa.
Ho rivolto le stesse domande al numero verde del ministero delle
Comunicazioni (800 022 000), gratuito ma contattabile via telefono fisso
solo da alcune province italiane (quelle dove è già attivo lo switch
over o limitrofe): mi hanno risposto che "non abbiamo informazioni in merito a
segnali satellitari che possano veicolare il digitale terrestre".
Sulla questione contributo pubblico per l'acquisto del decoder, dal
ministero mi hanno detto che "il contributo è ottenibile a condizioni che
variano da Regione a Regione. Ma è riservato all'acquisto di decoder dal
costo superiore ai 50 €".
Carlo Dagradi - Redattore Focus
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Palmieri: lettura
richiesta ai miei studenti - 22.06.09 Il libro è interessantissimo, utile, e piacevolissimo da leggere (come sempre, i tuoi scritti). Anche un
necessario complemento per il mio corso di diritto dell'informazione e
della comunicazione (nel mio testo avevo tralasciato questa materia e lo
segnalerò come lettura richiesta ai miei studenti).
Nicola Walter Palmieri
Grazie, Nicola.
(Il libro al quale accenna Palmieri è Diritto della comunicazione e dell'informazione).
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Approfondimenti di
prioritario interesse - 19.06.09
La lettura dell'Anomalia risulta densa di informazioni e approfondimenti di prioritario interesse e,
al tempo stesso, molto scorrevole.
Luisa Ramundo - "O" La rivista di Omero
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A "Nudo e crudo"
su Radio Uno - Intervista di Giulia Fossà - 17.06.09
Ecco la registrazione dell'intervista di quasi
quattro minuti che mi ha fatto questa mattina
Giulia Fossà nel suo programma "Nudo e
crudo" su Radio 1.
Nudo e crudo
(audio)
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Giovanni Valentini: "Risolvere il conflitto d'interessi in capo a Berlusconi e togliere le mani dalla Rai"
- 14.06.09
Giovanni Valentini, nel Sabato del villaggio
sulla Repubblica di ieri, mi fa il grande onore di
aprire con una citazione del libro appena
approdato alle edicole: "Il potere ha bisogno della televisione, perché essa stessa è un potere".
Quando il voto viene dopo il tiggì,
titola Valentini citando Renzo Arbore, e parte da
una ricerca del Censis che mostra come la maggior
parte degli italiani si sia formata la propria
opinione elettorale attraverso i notiziari
televisivi. «E pensare - osserva Valentini
- che c'è ancora chi si ostina a dissimulare l'anomalia televisiva italiana, come fanno l' ex senatore del centrosinistra Franco Debenedetti e l'ex componente dell' Autorità sulle comunicazioni Antonio
Pilati, trasferito poi all' Antitrust per meriti acquisiti sul campo, in un libro pubblicato dalla stessa casa editrice che appartiene al gruppo Berlusconi e che recentemente ha rifiutato un saggio del premio Nobel, José
Saramago, perché conteneva accuse e giudizi critici sul Cavaliere.
È vero che il marchio storico dell'Einaudi è lo struzzo. Ma i due co-autori fanno peggio che nascondere la testa sotto la sabbia, quando confondono la concentrazione televisiva e pubblicitaria con il conflitto d'interessi, trascurando lo status di concessionario pubblico del nostro
premier-tycoon; oppure estrapolano la tv dal contesto del sistema dell'informazione, ignorando gli effetti su tutti gli altri media e in particolare sulla carta stampata; o ancora, invocano la privatizzazione della Rai come l'unica soluzione per affrancarla dalla sudditanza alla partitocrazia, quasi che in Gran Bretagna non esistesse la Bbc o un servizio pubblico più che decente in altri Paesi
europei».
Continua Valentini: «Ai cultori della materia, si può consigliare piuttosto il saggio rigoroso e ben documentato di Manlio Cammarata, citato all' inizio di questa rubrica. Dal caso di Rete 4 a quello di Europa 7, l'autore ricostruisce puntualmente
"il monopolio del potere da Mussolini al digitale
terrestre", sulla base degli atti parlamentari e delle sentenze, italiane ed europee. La provocatoria conclusione propone di modificare così l'articolo 1 della Costituzione:
"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla televisione. La sovranità appartiene a chi possiede la televisione, e la esercita come gli
pare". Ma forse quell'aggettivo
"democratica" ormai è di troppo»
(la versione integrale
dell'articolo è qui).
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